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Manifesti per la Pace? La polizia ti spacca la faccia.

«Ci hanno colpito più volte, pure chi era già a terra. Anche chi aiutava i contusi», queste le parole di una studentessa che insieme a tant* altr* è stata picchiata dalla polizia, in occasione delle manifestazioni per la Pace e a sostegno del popolo palestinese a Pisa e a Firenze. Come riportato da Il Manifesto, non sono solo le ragazze e i ragazzi ad essere rimast* senza parole, ma anche i loro professori e le testimonianze non mancano: «Abbiamo assistito a scene inaudite, ci siamo trovati ragazze e ragazzi delle nostre classi tremanti, scioccate, chi con un dito rotto, chi con un dolore alla spalla o alla schiena per le manganellate

Fortunatamente i social nelle ultime ore sono stati inondati di foto e video che mostrano e dimostrano la ferocia con la quale la polizia si è scagliata contro studenti e studentesse, spaccando ossa e ferendo gravemente chi intendeva manifestare per la pace e dire “stop al genocidio“.

Se anche Mattarella si è sentito in dovere di intervenire, ricordando al Ministro dell’interno che «l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli» e che «con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento», significa che la situazione è grave, è stato abbondantemente passato il segno e anche per il Presidente della Repubblica è stato è impossibile fare finta di non vedere.

Con le estreme destre al governo, le forze dell’ordine si sentono protette, sentono di avere più che mai le mani libere. Possono finalmente gettare la maschera. Possono finalmente fare liberamente “il loro lavoro”. Impossibile scordare che Giorgia Meloni nel 2018 sosteneva candidamente che «il reato di tortura che impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro». Ed effettivamente è così, perché il “loro lavoro” è intimidire e reprimere con ogni mezzo il dissenso, a tutela degli interessi della classe dominante. Non è un caso se di codice identificativo non ne vogliono proprio sentir parlare.

Al netto della narrazione infarcita di presunti nobili principi come dedizione, sacrificio, difesa dei cittadini e fedeltà alla Patria, gli agenti si comportano come volgari picchiatori fascisti. Se non avessero simpatie quantomeno reazionarie, avrebbero fatto altro nella vita. I corpi di polizia nascono storicamente per reprimere – spesso nel sangue – gli scioperi indetti da anarchici, socialisti e operai e difendere il profitto degli industriali.

È difficile immaginare che chi ama la libertà scelga di passare la vita a dire “sì signore. Chi sceglie di passare la vita a dire “sì signore” è qualcuno che ha una visione gerarchica della società e sceglie – pur non essendone al vertice, pur essendo un “poveraccio“, un figlio del popolo – di servire i potenti, di tradire il popolo e di diventare strumento di repressione dei padroni, per garantirsi un tozzo di pane e brillare di luce riflessa, godendo di quei piccoli grandi privilegi che si assicura nascondendosi – armato fino ai denti – dietro ad una divisa e un distintivo.

Di fronte agli abusi dei violenti picchiatori di Stato, il cortocircuito delle democrazia liberali si fa sempre più evidente. Se – come nel caso italiano – i membri delle forze dell’ordine giurano fedeltà alla Repubblica Italiana – ovvero ad una repubblica antifascista e nata dalla resistenza – è ammissibile che questi signori nutrano simpatie per il fascismo? Eppure la vicinanza tra estrema destra e appartenenti alle forze dell’ordine è innegabile ed evidente. Oggi è sufficiente fare un giro sui profili social di carabinieri e poliziotti per vedere quale sia il loro l’orientamento politico.

Nella migliore delle ipotesi, sono ferventi sostenitori di Meloni e Salvini, ma non mancano simpatizzanti di Forza Nuova e Casa Pound. Di persone con orientamento democratico non c’è traccia, figuriamoci socialista o libertario. Di riferimenti espliciti all’antifascismo non se ne trovano. Tra questa gente essere democratici rappresenta un segno di debolezza, loro sono per “l’uomo forte”, per il “pugno di ferro”. Sono tutti figli di Putin.

Se la Repubblica antifascista e nata dalla resistenza può accettare che i corpi di polizia siano composti da fascisti, a rigor di logica dobbiamo ammettere di avere un problema.

In Italia non abbiamo mai fatto i conti con la Storia e questo è il motivo per il quale possiamo avere rappresentati istituzionali di primo piano che non riescono a definirsi antifascisti. Facile quindi comprendere perché nessuno si scandalizzi se anche altri agenti e funzionari non sono antifascisti.

Per quanto riguarda le forze dell’ordine, non si pensi che in altri Paesi la situazione sia migliore. Anche in quei Paesi in cui i conti con la storia – ciascuno con la propria – si dice siano stati fatti, i corpi di polizia sono sempre composti da picchiatori reazionari, che nutrono profondo odio per le istituzioni democratiche che sulla carta dovrebbero difendere. Ciò che succede quotidianamente negli Stati Uniti è emblematico.

È nella natura delle persone che indossano una divisa disprezzare la libertà, la democrazia e il diritto e parteggiare per modelli sociali non solo autoritari, ma anche reazionari in cui loro – piccoli e impotenti – possono riconoscersi e partecipare – se pur minimamente – della luce della classe dominante ed esercitare le loro briciole di potere attraverso l’intimidazione, i pestaggi e la violenza.

Nessuno stupore quindi per gli ennesimi pestaggi di Pisa e Firenze. Le forze dell’ordine servono a questo. Difendono l’ordine costituito, ovvero l’ordine in cui i padroni, gli industriali e i milionari dettano le regole, fanno le guerre, affamano i popoli e distruggono impunemente il Pianeta.

Per chi è libertario, ecosocialista, antispecista, le forze dell’ordine rappresentano oggi un pericolo. Non si tratta di semplici avversari politici, ma di veri e propri nemici, perché non agiscono con la dialettica e gli strumenti del confronto democratico, ma con la violenza e la forza delle armi, ben protetti da leggi fatte da politicanti che – come loro – sono al servizio dei padroni.

Pisa Italy, February 2024 police beat students demonstrating for Peace.